Il sacrificio animale

Qui esplicito che Cristo ha ristabilito il sacrificio ebraico nel tempio del suo corpo, ovvero nella carne di ogni essere umano. Quale che sia la tua religiosità e il tuo genere, beh, guarda, a te, proprio a te, è concesso di compiere sacrifici animali e di servire Dio nel suo tempio.

#sacerdozio
#Spirito
#vera Chiesa

September 21, 2023

Introduzione

Questo scritto assume due fatti come premesse. Primo: le Scritture non sono soggette alibera interpretazione, ma vanno lette nello Spirito (2Pt1, 20-21). Secondo: lapreghiera, l’adorazione e – più in generale - il culto a Dio vanno resi nello Spirito (Gv 4, 23-24). L’obiettivo dello scritto è chiarire che il culto nello Spirito è la capacità di compiere sacrifici spirituali nel tempio di Dio (1Pt 2,5; Rm 12, 1; 15, 16). Il metodo dello scritto è lo svelamento: leggere nello Spirito alcuni passaggi della Bibbia per coglierne il peso spirituale specifico. Non si tratta di levare in alto lo sguardo (Sal 131, 1), ma di come uno legge (Lc 10, 26).

1. Lettura nella Spirito

Le Scritture possono essere sciolte, slegate. Questo accade quando si legge nelloSpirito.  Una delle attività proprie delprofeta è proprio quella di leggere nello Spirito, slegando ciò che è annodato.La Parola risuona nella mente e nel cuore del profeta, penetrando fino al puntodi divisione del livello psicofisico da quello spirituale (Ebr4, 12), e per effetto dello Spirito sciogliel’enigma, rompe il sigillo. Il dono della profezia è molto importante per lo“sviluppo e la riforma della vita della comunità Cristiana” (Giovanni Paolo II,Udienza Generale, 24 giugno 1992, punto 7). Non a caso San Paolo afferma: “Aspirate ai doni spirituali, ma specialmente a quello della profezia” (1Cor14, 1). La liberazione del significato spirituale della Parola non avviene per un atto divolontà del profeta, ma da Dio, per mezzo dello Spirito. Lo dichiara con limpidezza San Pietro: “Nessuna profezia sulle Scritture è uno scioglimento privato, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi dallo Spirito Santo gli esseri umani parlarono da parte di Dio” (2Pt1, 20-21).

Morale: Lasciarsi penetrare dalla Parola è molto importante per la vitalità della Chiesa. Leggere nello Spirito non significa tradurre il testo lontano dalla lettera, con altre parole, finendo magari per avere un altro testo... Tutt’altro! Significa invece stare “a quanto è Scritto” (1Cor 4, 6), e poi lasciare che lo Spirito sciolga il nesso simbolico delleparole, sollevandoci dal significato letterale a quello spirituale.

2. Tempio di Dio

L’essere umano è casa di Dio, o, per essere più precise, il nostro corpo, in quanto vivificato dallo Spirito, è tempio di Dio. Lo attesta la Scrittura. Ecco alcuni passaggi: “«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» […] Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2, 19.21). “Santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1Cor 3, 17). “O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” (1Cor 6, 19). “Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente” (2Cor 6, 16).

Morale: La nostra persona, in quanto dotata di corpo, è il luogo sacro dell’incontro tra Dio e l’umanità, il tempio di Dio.

3. La creazione in Genesi

Questo scritto legge i primi due capitoli di Genesi nello Spirito, cioè come insegnamenti spirituali che sono stati scritti con parole “insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali” (1Cor 2, 13). Il risultato è l’ipotesi seguente:

I sette giorni della creazione simboleggiano le sette tappe del percorso di divinizzazione dell’umano, cioè i giorni di edificazione del tempio di Dio, non il cosmo in senso geo-astronomico.

La realtà naturale cui pure rimanda il piano del significato letterale di Genesi 1 è legata a un insegnamento spirituale annodato in quelle parole. Assumendo una chiave di lettura spirituale, la luce di Genesi 1 sarebbe la forza spirituale insita nella Parola di Dio. Le tenebre, l’assenza di Parola. La terra informe simboleggerebbe le nostre forze istintuali, altrimenti dette, energia vitale o bios; il vuoto la mancanza dello Spirito. Le acque rimanderebbero alla Sapienza. Il firmamento che viene a separare le acque di sopra da quelle di sotto corrisponderebbe alle forze angeliche. La luna potrebbe essere fatta collimare con l’operato del sistema parasimpatico e il sole combaciare con l’attività del sistema simpatico. Le stelle si sovrapporrebbero invece ai centri di smistamento energetico distribuiti lungo la colonna vertebrale e nel cervello: plessi nervosi che la tradizione orientale chiama chakra e la Bibbia porte. I plessi-porte potrebbero coincidere con le zone dove l’umanità si interfaccia con la realtà angelica, cioè col punto di divisione dello psichico dallo spirituale cui può giungere la Parola (Ebr 4, 12). Adamo sarebbe simbolo dell’intelletto, rappresenterebbe cioè la nostra capacità di visione spirituale o terz’occhio, che viene plasmato da Dio usando gli istinti e poi arricchito della donna, da identificarsi con la volontà libera: un aiuto-specchio che permetterebbe all’uomo-intelletto di avere auto-coscienza, motivazione e la capacità generativa tipica del grembo di Dio (Gen 1, 1-31). Le varie piante, i pesci, i mostri marini, le bestie selvatiche e in generale tutti gli esseri viventi creati coinciderebbero con i vari complessi psichici, gli archetipi, i traumi e tutte le altre realtà psicofisiche che la Parola, mediante l’azione dello Spirito, risveglia, cauterizza, fonde, condensa, filtra e raffina durante il percorso di costruzione del tempio di Dio.

La creazione in Genesi come creazione dell'essere spirituale
Questa chiave di lettura rende ragione del fatto che nella Bibbia la vendetta e l'alleanza di Dio sono dirette anche agli animali e che il sacrificio, la penitenza e la glorificazione sono azioni prescritte anche a loro:

"In quel tempo farò per loro un'alleanza con gli animali selvatici e gli uccelli del cielo e i rettili del suolo" (Os 2, 20 e cfr. Gn 3, 7-10) e "mi glorificheranno le bestie selvatiche" (Is 43, 20). Oppure: "Esseri umani e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Esseri umani e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani" (Gio 3, 7-8). "Colpirò ogni primogenito d'Egitto, essere umano o bestia, così compirò il giudizio contro tutti gli dei dell'Egitto" (Es 12, 12).

A questo punto, mi pare bello ricordare che l’intelletto ha il compito di dominare tale realtà psichico-spirituale moltiplicandosi con l’aiuto della donna (Gen 1,28; 2, 16; 1Tim 2, 15). Ma c’è di più. Sappiamo infatti che i figli nati dalla donna-volontà che consentono all’intelletto-Adamo di soggiogare l’istinto-terra sarebbero i sette doni dello Spirito, quelli che pure la sterile partorisce (1Sam 2, 5) e che costituiscono l’eredità del Signore (Sal 127, 3).

4. La caduta e la distruzione del tempio

La creazione di maschile e femminile in Adamo è immagine di Dio (Gen 1, 27), ma è anche espressione di come la persona umana sia stata pensata ed edificata quale tempio di Dio – il luogo dell’incontro tra Dio e l’umanità è, propriamente, il nostro corpo. A causa del peccato originale, però, l’immagine di Dio insita nell’essere umano si distorce. La volontà libera desidera arraffare i doni dello Spirito e trasmuta in volontà di potenza, mentre l’intelletto si fa egoico, individualista, perché giudica che i doni di Dio siano cosa sua, non un dono da elargire gratuitamente. Nel primo Adamo, maschile e femminile sono mossi da avidità e superbia; per questo, l’immagine e la somiglianza con Dio va perduta e l’essere umano cade nel vuoto e nella tenebra. Il tempio di Dio che in noi è come distrutto o – se preferite – le sue porte vengono chiuse. La conseguenza è che la Parola non può più penetrare in noi sino al punto di divisione del piano spirituale da quello psico-fisico e il significato spirituale delle Scritture viene oscurato, annodato, legato.

5. La nuova creazione in Cristo

A causa della caduta, salvo il caso di individui particolarissimi, come – ad esempio – Mosè, l’essere umano non può più dialogare faccia a faccia con Dio, perché la luce divina lo annienterebbe. Infatti Mosè, il profeta per antonomasia, venne scelto da Dio proprio per parlare faccia a faccia con Lui e riferire al popolo. Egli, dopo aver conversato con Dio, dovendo riportare al popolo le parole di Dio, poneva un velo sul suo volto, e lo faceva per coprire il riflesso della luce divina da cui era stato irraggiato ed evitare che gli Israeliti fossero presi da timore: “Mosè poneva un velo sul suo volto perché i figli di Israele non fissassero lo sguardo sul compimento (telos) di ciò che viene eliminato (= sulla gloria di Dio, che si vede quando viene eliminato il velo, che è simbolo del corpo di peccato). Ma i loro propositi sono stati resi ostinati (= il grosso di Israele è stato reso duro di orecchi, cieco negli occhi e chiuso di cuore perché solo agli eletti è data la capacità di vedere la gloria di Dio). Infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato” (2Cor 3, 13a.14b). Eh, sì, è così: in Cristo Gesù nostro Signore “abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui” (Ef 3, 12).

Cristo è il nuovo Adamo, o, meglio, l’ultimo Adamo, colui che col suo mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione ricostruisce il tempio di Dio in tre giorni. Egli elimina il velo e ridona lo Spirito e la vita divina ad ogni essere umano che decida di entrare in questo mistero. Tutte le genti, in Cristo, sono annoverabili tra gli eletti! Oggià, entrare nel mistero, viverlo, esperire in prima persona in che senso: “Il primo essere umano, Adamo, divenne una unità psicofisica vivente; ma l’ultimo Adamo divenne Spirito datore di vita” (1Cor 15, 45). Risorgendo da morte e salendo al cielo, Cristo ha ricostruito il tempio di Dio che è l'essere umano. Il nuovo Adamo inaugura la “nuova creazione” (Gal 6,15), l'umanità nuova, e ci dona la possibilità di ascoltare la Parola ed esperire in noi stessi l’incontro con Dio, per poi portarlo ai fratelli e alle sorelle nelle opere buone, ciascuna persona secondo il proprio frutto: “«il trenta, il sessanta, il cento per uno»” (Mc 4, 20). Come sta scritto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creazione; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5, 17).

Il capo e il corpo, il sangue e l'acqua.

Lo scopo dell’incarnazione è il recupero dell’immagine di Dio originariamente insita nell’umano e la ricostruzione del tempio di Dio, così da essere “edificati come una casa spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2, 5). Il compimento della salvezza è l’apertura del cuore, delle orecchie e degli occhi spirituali, che segna l’accesso nella nuova creazione e l’opportunità di prestare servizio a Dio nel suo tempio. È così che si diventa persone “rese capaci di partecipare all’eredità dei santi nella luce” (Col 1, 11).

Morale: Cristo “era, in principio, presso Dio” (Gv 1, 2). Egli era il Verbo, la luce-Parola di Genesi. Cristo si è fatto carne per riedificare nel corpo degli esseri umani “l’immagine del Dio invisibile” (Col 1, 5), andata perduta col peccato originale. Tutti noi, “riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte (Col 1, 22), possiamo ora nuovamente essere tempio di Dio e rendere culto a Dio in qualità di sacerdoti regali.

5. Il fuoco

Il mistero di passione, morte e risurrezione di Cristo è una strada per le moltitudini – ogni persona è abilitata a ricostruire il tempio di Dio che lei è in Cristo. Lo Spirito del Signore ci consente di ridiventare immagine di Dio e attestare con San Paolo:

Il Signore è lo Spirito e, dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore (2Cor 3, 17-18).

Ottimo. Ma come si fa a venire trasformati? La risposta è – col fuoco.  

Già, nel nostro percorso di formazione al sacerdozio regale, dobbiamo domare un incendio nel quale la prima creazione, il vecchio Adamo, si fonde: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc12, 49-50). Questa cosa che Gesù è passato attraverso il battesimo di fuoco nella crocifissione e che dobbiamo farlo anche noi è un insegnamento centrale del Vangelo: “«Nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati»” (Mc10, 39), “«ognuno infatti sarà salato col fuoco»” (Mc9, 49).

Lo Spirito e il fuoco (Mt 3, 11; Lc 12, 49)

Il battesimo di fuoco in quanto propedeutico alla visione della gloria era la norma nelle prime comunità cristiane. Lo attestano in modo assai vivido alcuni passaggi dagli scritti degli Apostoli Pietro e Paolo: “Carissimi, non meravigliatevi dell’incendio scoppiato in mezzo a voi per mettervi alla prova, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui avete parte alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi esultando” (1Pt 4, 12-13). Perché “lo sappiamo: l'uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse eliminato questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6, 6).

In breve, per tornare ad essere immagine di Dio e rifletterne la gloria occorre essere salati col fuoco. La salatura è un processo cui vanno incontro soprattutto i profeti: “Il vostro parlare sia sempre nella grazia, salato col sale, in modo da saper rispondere a ciascuno come si deve” (Col 4, 6), perché “chi profetizza parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. Chi profetizza edifica la chiesa” (1Cor 14, 3-4).  

Morale: “«Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa stolto, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente»” (Mt5, 13).

6. Come si spegne il fuoco?

Ecco, sì. Ripeto la domanda: Come si spegne il fuoco? E poi subito rispondo: con l’acqua. Poi ti chiedo: Che cosa disse Cristo morente sulla croce? E tu rispondi: “Disse: «Ho sete»” (Gv19, 28). Vedi?  Abbiamo già la risposta: Per domare il fuoco della prova abbiamo bisogno di acqua.

L’acqua viene a mancare durante la crocifissione. Il fuoco che si accende in noi per metterci alla prova ci fa sentire persone sfinite, prive di forza, annientate, accerchiate.

Lo descrive magistralmente il Salmista, recuperando – fra l’altro – il valore simbolico degli animali: “Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte” (Sal 22, 13-16).

Morale: Il fuoco cui alludono le Scritture con la metafora della fusione della cera (Sal 68, 3; Sal97, 5; GdC5, 5), del crogiolo (Sal 12, 7) o della consumazione degli elementi della vecchia creazione (2Pt 3, 10), rimanda all’effetto cauterizzante della Parola di Dio in noi, alla crocifissione o battesimo di fuoco. Tale attività è mediata nel nostro corpo dal sistema simpatico, che è simboleggiato anche dal sole.

7. L’acqua e le nuvole

L’acqua simboleggia la sapienza, l’insegnamento spirituale che permette all’essere umano di incontrare Dio e farsi come Dio. Interessante notare ora che la sapienza-acqua è di due tipi: vi è infatti l’acqua di sopra e quella di sotto, con il firmamento angelico a separarle.

L’acqua sapienza che viene dall’alto dei cieli è contrassegnata da mitezza, purezza e misericordia, mentre quella che viene dal basso è caratterizzata da ambizione e zelo acceso (Gc3, 13-17) e può essere paragonata a “onde selvagge del mare, che schiumano la loro sporcizia” (Gd 13).

Per spegnere il fuoco, c’è bisogno dell’acqua che viene dall’alto, quella che Dio fa piovere sulla terra, non dello zelo acceso. Anzi, se il battesimo ha successo, l’acqua che viene dal basso risulterà versata, come prosciugata alla fonte, perché le passioni e gli istinti individualistici che la alimentano saranno stati eliminati: “Ogni dono dello Spirito favorisce il progresso dell’amore, sia nella persona stessa, sia nella comunità, e quindi produce gioia e pace. Se un carisma provoca turbamento e confusione, questo significa o che non è autentico o che non è adoperato nel modo giusto. Come dice San Paolo: «Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1Cor 14, 33)” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 24 giugno 1992, punto 6).

Nella lettura spirituale che ho proposto, l’acqua che viene dal basso si può paragonare a un vapore che esala dalla terra: “Il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma un vapore saliva dalla terra e irrigava tutto il suolo” (Gen 2, 6). Invece l’acqua che viene dall’alto è simboleggiata dalla pioggia recata dalle nuvole.

Quando meditiamo le Scritture, Dio attira verso l’alto il nostro vapore, in un processo che lo raffina, e poi lo lascia cadere nuovamente al suolo, mandando la sua Parola sulla terra come pioggia: “Ecco, Dio è così grande che non lo comprendiamo, è incalcolabile il numero dei suoi anni. Egli attrae in alto le gocce d'acqua e raffina in pioggia il suo vapore, che le nubi rovesciano, grondano sull'essere umano in quantità” (Gb 36, 26-28).

L'effetto della Parola in noi

“O voi tutti assettati venite all’acqua. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata” (Is 55, 1.10-11).

Morale: Le sorgenti, le fonti e in generale tutto il ciclo dell’acqua descritto nella Bibbia, con i suoi giochi d’evaporazione, condensa, precipitazione, infiltrazione, scorrimento in superficie e flusso sotterraneo, rimandano all’effetto rigenerante della Parola in noi (Sal 46, 5-6; 68, 9; Is45, 8; Is 49, 10; Gv4, 10-14; 7, 37-39; AP 7, 17; 21, 6). Tale attività è mediata nel nostro corpo dal sistema para-simpatico, che è simboleggiato anche dalla luna.
Sole e luna a confronto

8. Il fuoco inestinguibile

Le persone battezzate che hanno permesso alla Parola di penetrarle sino a separare il livello psicofisico dallo spirituale, hanno gustato l’acqua che viene dall’alto, ma poi hanno stravolto la grazia di Dio cercando il proprio tornaconto, possono essere paragonate a “nuvole senza pioggia, portate via dai venti” (Gd 12). Queste persone crocifiggono Cristo in sé stesse perché uccidono l’immagine di Dio in loro e finiranno bruciate: “Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro. Tuttavia, se sono caduti, è impossibile rinnovarli un'altra volta portandoli alla conversione, dal momento che, per quanto sta in loro, essi crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all'infamia. Infatti, una terra che beve la pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; ma se produce spine e rovi, non vale nulla ed è vicina alla maledizione: finirà bruciata!” (Ebr 6, 4-8).

Morale: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Cor 10, 12).

9. Adorare il Padre

La tesi di questo scritto è che “i veri adoratori” (Gv 4, 23) sono esseri umani che compiono il culto della parola (Rm 12, 2), cioè persone che studiano le Scritture e lasciano che il Signore Dio le sollevi dal piano letterale a quello spirituale: “«Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio»” (Gv 6, 45). Le persone che adorano Dio in Spirito e Verità attualizzano in sé stesse l’insegnamento di San Paolo: “Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto della Parola. Non conformatevi a quest’epoca (aion), ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro intelletto (nous), approvando in voi la volontà di Dio, ciò che è buono, gradito e perfetto” (Rm1 2, 1-2).

I veri adoratori sono sacerdoti regali: persone che hanno l’opportunità e il dovere di offrire a Dio, in Cristo, tutta la flora, la fauna e il cosmo di cui si compone il loro complesso psicofisico.

Ecco il punto focale: la mediazione di Cristo, l’unto del Signore, il messia. Cristo ristabilisce il sacrifico antico in quanto sacrificio spirituale; in Lui, ogni persona può diventare tempio di Dio. Di fatto, lo scopo dell’annuncio del Vangelo è che tutte “le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito” (Rm 15, 16).

Il tempio di Salomone

Cristo è “un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il figliodi Dio” (Ebr 4, 14).   In Lui, possiamo tutti entrare nel Santo dei Santi, ed essere ammessi alla presenza a compiere l’ufficio sacerdotale, “in un tempio che il Signore, e non un essere umano, hacostruito” (Eb r8, 2). In Cristo, agnello mansueto condotto al macello, possiamotutti compiere il sacrificio della Pasqua. In Cristo, pane del cielo, possiamo tutti offrire i nostri 12 pani sulla tavola delle offerte. In Cristo, caproespiatorio, possiamo tutti compiere il sacrificio di espiazione. In cristo,figlio di Dio, possiamo tutti offrire incenso e preghiere. In Cristo, nuovo Adamo, possiamo tutti chiedere all’acqua-Sapienza che scende dal cielo di “uccidere il suo bestiame, preparare il suo vino e imbandire la sua tavola” (Pr 9, 2) nel tempio dello Spirito che siamo noi.

Morale: Cristo nuovo Adamo ha ristabilito il sacrifico ebraico nel tempio della sua carne. Ogni essere umano ha, in Cristo, libero accesso a Dio e può prestareservizio giorno e notte nel suo tempio (Ap 7, 15).

 

Conclusioni

Questo scritto legge nello Spirito i primi due capitoli di Genesi e ipotizza che l’essere umano è - simbolicamente parlando - una intera creazione. La luce, le tenebre, i pianeti, le stelle, l’acqua, la terra, il cielo, le piante, le erbe, gli animali, l’uomo e la donna di cui narra Genesi 1-2, in quest’ottica, rimandano alla nostra struttura psicofisica. Tale lettura è stata poi collegata al concetto di adorazione in Spirito e Verità, per mostrare che il culto a Dio richiede di offrire sé stessi, la propria unità psicofisica e tutto ciò che uno ha per vivere (Mc 12, 43-44; Lc 21, 1-4; 1Gv 1, 3-17). I veri adoratori partecipano agli atti di culto nel tempio di Dio che è il loro corpo. Sono persone che entrano ne lmistero di Cristo, nuovo Adamo, coscienti di compiere un atto di culto della Parola che si fonda sullo studio, la masticazione e il compimento in loro delle Scritture (Mt 5, 17-18; Lc 16, 17).

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